TEXAS, U.S.A. - Voci dal Braccio della Morte

          Ultimo aggiornamento: 25/01/2009
   

COMINCIO' IN UNA TRAGEDIA E STA FINENDO IN UNA TRAGEDIA

(di:Maria Hines)

Maria Hines è membro dell’associazione  Familiari delle Vittime di Omicidio per la Riconciliazione e vive a Louisville, Kentucky. L'articolo è ripreso dalla rivista Lavorare per la Pace, pubblicata dall'Ufficio Regionale del New England dell'American Friends Service Committee.

Nel 1989 mio fratello, Jerry Hines, che era agente di polizia dello stato della Virginia, venne ucciso in servizio. Aveva fermato una macchina sospettando un caso di guida in stato di ubriachezza e venne ucciso dal conducente della macchina. Era mio fratello minore, anzi mio fratellastro, nato quando avevo otto anni, e rimasi devastata dalla sua perdita.

Poco dopo la morte di Jerry, Tennis Eaton venne arrestato e accusato del suo omicidio, insieme all’omicidio di altre tre persone che aveva ucciso durante lo stessa bravata criminale. Per questi tre omicidi, ricevette tre condanne a vita e perdette la possibilità del condono. Per aver ucciso Jerry, venne condannato a morte.

Come risultato di questa condanna a morte, cominciai un’analisi approfondita nei riguardi di quello che pensavo sulla pena di morte. Un pensiero che mi veniva continuamente in mente era il fatto che mettendo a morte Tennis Eaton un’altra famiglia avrebbe dovuto soffrire quello che aveva sofferto la mia. La mia ricerca mi portò una sola risposta, che uccidere un essere umano è sbagliato, anche quando viene fatto nel nome della giustizia; anche quando l’essere umano è l’assassino di mio fratello.

Essendo giusta a questa conclusione, dovevo prendere la mia prossima decisione.

Avevo sempre pensato che, se crediamo veramente in qualcosa, dovremmo avere il desiderio di rendere le nostre convinzioni pubbliche; ma agonizzai per due anni sulla decisione di mostrarmi in pubblico. La mia riluttanza era basata sul fatto che altri membri della famiglia non erano affatto dello stesso parere, e che i tre bambini di Jerry avevano già sofferto abbastanza, senza che io dovessi causargli ulteriori sofferenze. Così rimasi in stallo, non essendo in grado di arrivare a una decisione.

Poi, nell’estate del 1996, mio marito e io andammo a vedere un film, “Dead Man Walking”. Durante la scena dell’esecuzione cominciai a piangere, poi a singhiozzare, e singhiozzai incontrollabilmente durante l’intera scena.

In questo modo capii che i miei sentimenti sulla pena di morte erano più profondi di quanto avevo pensato, e che dovevo fare qualcosa, e farlo subito. Il giorno dopo telefonai per informarmi sugli incontri della Coalizione del Kentucky per l’Abolizione della Pena di Morte, e cominciai a frequentare le loro riunioni. Dissi a me stessa che avrei potuto lavorare dietro le quinte in Kentucky e poi, al momento dell’esecuzione di Dennis Eaton, avrei deciso cosa fare.

L’unico problema è che non rimasi dietro le quinte molto a lungo. Mi fu chiesto di raccontare la mia storia  in una manifestazione sulla pena di morte allo State Capitol di Francoforte, e dopo quella volta, mi vennero fatte altre richieste della mia testimonianza da vari gruppi. Nel Novembre del 1997, mentre partecipavo a una conferenza sulla pena di morte, capii che, pur avendo perdonato Dennis Eaton nel mio cuore, il perdono non si concede in astratto, ma quando è possibile, faccia a faccia. Così scrissi a Dennis parlandogli del mio perdono.

Questa è una parte di quello che gli dissi “E’ difficile perdonare una persona che ti ha ferito così profondamente, ma credo che per me il perdono sia l’unica strada. Sono cresciuta Cattolica, e dai miei primi anni di vita ho imparato gli insegnamenti di Gesù, il più importante dei quali dice che le nostre vite devono essere governate dall’amore e dal perdono. L’inferno è stato definito come l’assenza di amore, quindi con l’odio radicato nel mio cuore la mia vita potrebbe solo essere un inferno vivente. Quindi il perdono non serve solo a te, ma anche a me, per quello che succederebbe alla mia anima se mi rifiutassi di perdonare”.

Rispose alla mia lettera, e continuammo a scriverci per vari mesi. Alla fine arrivò il giorno a cui avevo pensato tanto. Appresi che lo Stato della Virginia avrebbe ucciso Dennis Eaton il 18 giugno 1998. Dennis mi scrisse chiedendomi se sarei andata a fargli una visita, e se sarei andata anche all’esecuzione. Risposi che avrei fatto entrambe le cose.

Nel week-end del Memorial Day di quell’anno, mio marito e io andammo in Virginia per la mia visita. Durante quei due giorni, Dennis e io parlammo per dieci ore, e quello che conclusi fu che lui non era più la stessa persona che aveva ucciso Jerry e le altre tre persone. Aveva realizzato una conversione religiosa durante il periodo di prigionia e vidi che Dennis era un esempio vivente di quella che i cristiani definiscono una redenzione. Questo divenne evidente durante la nostra conversazione.

Due giorni dopo la visita a Dennis, venni intervistata dal Frank Green, un giornalista del Richmond Times Dispatch, che stava scrivendo un articolo su Dennis e me. Dopo l’intervista, Frank mi disse: “Dennis non è come me lo sarei aspettato”. Gli chiesi cosa volesse dire con questo. Rispose che non sembrava essere un mostro, a dispetto del fatto che aveva ucciso varie persone. Mentre parlavo con Dennis nella visita seguente, gli dissi cosa aveva detto Frank e chiesi: “Dimmi, Dennis, dov’è finita quell’altra persona?”. Lui sorrise e rispose: “non è più qui. Se ne è andata e non tornerà più”. Questa è una trasformazione, quando la parte vecchia di te se ne va per sempre.

Qualche giorno dopo la data dell’esecuzione, mio marito e io tornammo in Virginia. Prima di questo, attraverso l’avvocato di Dennis, avevo chiesto clemenza per lui al Governatore della Virginia. Il giorno prima dell’esecuzione, visitai un'altra volta Dennis – questa volta per l’ultima volta. Il giorno seguente mi chiamò al motel dove stavo, e durante una breve conversazione, chiese ancora perdono per quello che aveva fatto. Disse anche: “tutto questo cominciò con una tragedia e sta finendo in una tragedia, ma sono stato felice di poterti conoscere”.

Qualche ora dopo questa conversazione, il governatore rifiutò la grazia, e mentre venivano ultimati i preparativi per l’esecuzione, partecipai a una veglia di preghiera sul prato di fronte alla prigione. Più tardi apprendemmo che Dennis era morto alle 21:09.

La notte seguente ci fu il servizio funebre. Parecchi di noi che avevano conosciuto Dennis lo ricordarono. Fu un momento speciale per me, reso ancora più importante dal fatto che fosse presente suo nipote di 23 anni. Questo mi diede l’opportunità di esprimere personalmente la mia simpatia per la famiglia di Eaton. Facendo questo, sentii che il perdono e la riconciliazione avevano chiuso il cerchio.

Infine, vorrei parlare della relazione, per come la vedo, tra il perdono e la pena di morte, perché credo che, prima che la pena di morte possa essere abolita in questo paese, dobbiamo diventare una nazione che perdona. Invece, stiamo diventando sempre più una nazione che si vendica, con molti di noi che sentono il bisogno della vendetta. In una parola, se qualcuno sbaglia, vogliamo rendergli la stessa cosa.

Ho osservato altri familiari di vittime che hanno scelto la vendetta. Loro dicono, inclusi alcuni membri della mia stessa famiglia, che quando la persona che ha ucciso il loro caro verrà uccisa a sua volta, si sentiranno meglio e troveranno la pace. Dire però che la vendetta e la pace possano convivere è una contraddizione di termini, perché l’altro lato della medaglia della vendetta è la rabbia, e finchè rimaniamo chiusi nella nostra rabbia, la pace non può arrivare. Tutto finisce solo quando arriviamo allo stadio dell’accettazione e della comprensione, che possono portare al perdono. E’ solo in questo modo che possiamo trovare la pace che stiamo cercando. Perché quando abbiamo perdonato, non abbiamo più bisogno di uccidere.

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